mercoledì 29 settembre 2010

lunedì 27 settembre 2010

LEGA, LETTERA APERTA IDV A PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Autore La Redazione La Redazione
Egr. Presidente,
Le scriviamo per manifestare la nostra preoccupazione per le parole del ministro delle Riforme, il deputato Umberto Bossi, che ha offeso i romani chiamandoli ‘porci’. Siamo convinti che le parole in politica siano anche azione e diventino fatti, per questo non saremo tra coloro che derubricheranno queste affermazioni come folklore o come provocazioni da campagna elettorale. E se le parole hanno un peso, chi le pronuncia deve assumersi le proprie responsabilità. Le scriviamo perché Lei, come recita l’Art. 87 della Costituzione, è il Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale. Quell’unità nazionale che, più volte in questi ultimi tempi, è stata gravemente offesa da parte di esponenti politici della Lega, alcuni anche con incarichi istituzionali. Siamo preoccupati e riteniamo che la misura sia colma e sia intollerabile che tali offese provengano da una forza di governo. Le scriviamo non solo in qualità di presidente della Repubblica, ma anche come cittadino onorario di Roma, titolo conferitoLe dall’assemblea capitolina quale riconoscimento del suo impegno nel campo della cultura, della politica e dell'amministrazione dello Stato, e della sua costante attenzione, civile e istituzionale, alla città, al cui prestigio in Italia e nel mondo, ha sempre dato il suo significativo contributo. Ci riconosciamo profondamente nelle sue parole su Roma, definita ‘oggi più che mai Capitale di uno Stato democratico, che si trasforma restando saldamente Stato nazionale unitario". Per questi motivi, ci auguriamo che giunga un suo autorevole intervento nei confronti di chi fa del vilipendio uno strumento di comunicazione politica. Confidiamo nella Sua attenzione e cogliamo l’occasione per rinnovarLe i sensi della nostra stima.

domenica 26 settembre 2010

DIFFERENZIARSI DAGLI ALTRI

NON HO MOLTA SPERANZA SE UN centro destra SOSTIENE LE VARIE LOBBIES CHE GESTISCONO LE RESIDENZE PROTETTE,NEL CASO DELLA POLVERINI DOVE QUOTIDINAMENTE ,DISABILI E ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI SONO MALTRATTATI E RECLUSI ......
BISOGNA FARE UNA COSA DI SINISTRA ?
ESTENDERE GLI ASSEGNI DI CURA ANCHE ALLE REGIONI NON NE RICONOSCONO IL VALORE E L'UTILITA'!
PER 1000 NON AUTOSUFFICIENTI OSPITATI NELLE RSA LE REGIONI VERSANO AI VARI OSPIZI ,CASE FAMIGLIA,RESIDENZE 20 MILIONI DI EURO .CON LA STESSA CIFRA IN ASSEGNI DI CURA SI POSSONO ASSISTERE IN FAMIGLIA(OVE POSSIBILE) PIU' DI 4000 DISABILI GRAVI .
FACCIAMO UNA COSA DI SINITRA ,AMPIAMAENTE IN USO IN EMILIA ROMAGNA ED ORA ANCHE NELLA PUGLIA DI VENDOLA .
CONDANNIAMO ESPRESSAMENTE LA SCELTA  DI ALCUNE REGIONI COME IL LAZIO CHE HA IMPUNEMENTE ABROGATO L'ASSEGNO DI CURA PER NON COMPROMETTERE GLI INTERESSI DI CHI GESTISCE LE RESIDENZE ASSISTITE DEI VARI NABABBI

Per una volta invece di fare la lista dei nomi da candidare, facciamo la lista degli aggettivi per esprimere la nostra "arrabbiatura".
La sensazione peggiore che si prova, è la certezza che OGNI PARTITO DI CENTRO SINISTRA sia diventato una cozzaglia di interessi, una corsa all'oro.
L'immagine che trasmette questa situazione è semplicemente distruttiva.
Ad esempio come pretendono di attrarre quel bacino enorme di voti che comprende ragazzi dai venti ai trenta
Verissimo che vincere non è facile per una serie di motivi, ma diventare un CENTRO SINISTRA  serio, moderno, europeo non richiede come requisito base la necessità di vincere.
Immaginate ora un Centro Sinistra al 35 per cento , con una forte base e una  prospettiva per il futuro incentrata su lavoro, cultura,sul sociale un partito europeo, moderno che sa e deve risolvere questioni serie... .
Un'utopia ?
Un sogno?
ma dai.
Capisco che la politica non possa esser trattata in maniera semplicistica, ci sono tante variabili, non è ovviamente facile gestire un sistema sociale.
Credo però che esagerare con intrighi di palazzo sia deleterio che gran scoperta direte voi?, e quindi la domanda che vorrei porre nasce spontanea: Ma perchè votare i partiti di Sinistra o di centro alle prossime elezioni?
Diventare la fotocopia degli altri non serve a niente, non si creano i presupposti di una azione politica positiva con questo atteggiamento.
Ci sono centinaia di ragazzi e persone in questo paese che votano e danno preferenze per l'assenza di una alternativa,è quella alternativa non si riesce ha trovarla,delusi e amareggiati dal comportamento di chi dovrebbe rappresentarci.
Di questo sono sicuro. Ovviamente si può anche perdere.
Ma la sfida non è vincere o perdere.
La sfida è dare di nuovo spirito e anima ad un paese bloccato, e fermo, e invivibile.
Il credo che un centro sinistra  dovrebbe rianimare il senso sociale di questo paese, partendo dal confronto dei suoi alleati ,di tutti i partiti che compongono un vero e serio centro sinistra,partire ad esempio da critiche costruttive e su tematiche serie.
La tematica del rientro del deficit della Sanità dovrebbe scuotere l’anima del centro sinistra,perché credo che non si fermeranno solo alla riduzione degli enti ospedalieri,ma andranno oltre,togliendo come dicevo all’inizio assistenza alle persone che avrebbero molto bisogno di essere assistite,non beneficiare più di farmaci salva vita,farmaci per la cura del cancro,ed altro sono le battaglie primarie che un vero centro sinistra dovrebbe affrontare.
Quando trattare questi temi?
Quando spiegare alle persone che si può creare un'altra società diversa dalla nostra attuale ?
Per tutti coloro che sono interessati a sapere le condizioni sociali del nostro paese , basta sfogliare le classifiche del Sole 24 ore basate sulla vivibilità dal 2007 ad oggi , e vedere le condizioni disastrose in cui versa questo nostro paese,credo che l’intervento del presidente di Confindustria ne sia la dimostrazione
Personalmente credo che vincere per governare bene sia importante , sia lo scopo principale di un vero centro sinistra.
Credo che oltre questo ci debba essere il convincimento che la vittoria non sia tutto.
Credo che ci debba essere il convincimento che in un paese ,si possa costruire un cantiere sociale per cambiare e per rinnovare i rapporti umani .
La questione è capire se si vuole veramente,oppure vivere alla giornata come succede a Magliano partiti che vivono alla giornata col fatto del giorno che poi rimane tutto dentro di loro se questo è far politica stiamo proprio alla frutta.

sabato 25 settembre 2010

MARCEGAGLIA IN ALLARME,E LEGA LADRONA

"Quando si dice che siamo andati meglio di altri Paesi non è vero, siamo stati fortemente colpiti dalla crisi". Ecco il solito comunista di turno che mette in dubbio ciò che affermano il governo ed il suo capo e cioè che la crisi se c'è stata ormai è superata e tutto va per il meglio. In realtà a fare questa dichiarazione non è il solito esponente della sinistra disfattista ma bensì Emma Marcegaglia, presidente di confindustria, colei cioè che fino ad oggi è sempre andata a braccetto con Berlusconi. Ma allora la crisi c'è stata davvero e non solo c'è stata ma non è ancora terminata ed i suoi effetti si fanno ancora sentire eccome. La presidente poi invita il governo ad occuparsi dei problemi dell'occupazione piuttosto che della compravendita dei parlamentari che ormai occupa le pagine dei giornali da qualche mese a questa parte. Insomma anche la Marcegaglia parla come tutta l'opposizione e chissà se ora il buon Silvio la taccerà di essere comunista. L'Italia è in ginocchio su tutti i fronti ed ora vacilla anche sul fronte politico a causa delle dichiarazioni del ministro della giustizia di un microstato caraibico che si chiama Santa Lucia. Siamo in balia di chiunque ormai anche a livello internazionale. Ma Berlusconi avrà ancora una settimana di "duro lavoro" e non potrà certo occuparsi della crisi, dell'economia, della disoccupazione o di altre baggianate come per esempio il ritorno dei rifiuti per le strade di Napoli (finalmente tornano allo scoperto in molti erano preoccupati nell'ignorare dove Bertolaso avesse imboscato questo patrimonio ormai fondamentale per la città campana). Intanto oggi tutto il paese sta con il fiato sospeso aspettando il video messaggio del Presidente della Camera, Gianfranco Fini, che dirà tutta la verità niente altro che la verità sulla vicenda poco chiara della casa di Montecarlo. Ma anche lui invece di perdere tempo a divorziare dal suo amico/nemico e contribuire alla deforestazione con il suo silenzio in virtù delle campagna giornalistiche del Giornale non poteva consegnare al paese questo videomessaggio verità due mesi fa ? O forse voleva aspettare la fine dell'estate per presentarsi bello abbronzato e fare un figurone mediatico. Ma gli appuntamenti che aspettano il paese non si esauriscono con le dichiarazioni di Fini. Si dovranno attendere ancora quattro giorni per arrivare a Mercoledì 29 quando Berlusconi finalmente si rechereà alla camera per chiedere la fiducia dei finiani e di tutta la sua disastrata maggioranza ad un programma di governo rivisto e corretto. Riuscirà ad avere questa benedetta fiducia e continuare quindi a governare ? Ma soprattutto se non è riuscito a combinare niente in questi quasi tre anni di governo, e sono parole della Marcegaglia non del solito giornale o politico di sinistra, come pretenderà di portare a termine questo nuovo mini programma che poi tanto nuovo non è. Ma soprattutto in che condizioni arriverà il cavaliere a questo appuntamento dopo l'attività frenetica della campagna acquisti e cessioni relativa alla sua squadra parlamentare, insomma saranno giorni veramente cruciali qui o si governa o si muore. In mezzo a questo caos istituzionale c'è invece un partito che ci sguazza alla grande e sferra un attacco senza precedenti allo Stato, alla identità nazionale passando dalle parole e dalle dichiarazioni folcloristiche ai fatti. Nella scuola di Adro rimangono i simboli della Lega perchè il sindaco non riconosce l'autorità del ministro dell'istruzione che lo aveva invitato a toglierli, ma non contento di aver messo in piedi questa scuola di partito, costringe i bambini di famiglie extracomunitarie di religione mussulmana a disertare la scuola in quanto non saranno disponibili pasti adeguati per questi bambini. In Veneto invece si proibisce l'uso dell'inno di Mameli in qualsiasi cerimonia ufficiale anche della bocciofila di turno, in quanto si afferma l'Italia non esiste. Per non parlare di fatti più gravi come l'occupazione della Lega di Unicredito dopo aver costretto Profumo alle dimissioni, Bossi l'aveva detto qualche mese: ci prenderemo le banche del Nord. Al solito in molti avevano reagito a queste dichiarazioni con la solita sufficienza "E' un ragazzo.." avevano detto di Bossi, sbraita sbraita ma poi non fa niente, eccoli serviti. Insomma la crisi non è solo economica, come certificato ormai anche da confindustria, ma totale ed in questo caos politico-istituzionale la Lega Nord occupa spazi lasciati liberi sia da chi dovrebbe governare che da chi dovrebbe vigilare sull'azione del governo,che per motivi di poltrone non fanno,adesso ci si è messo anche Veltroni che dopo le sue disfatte insiste ancora per rricoprire qualche altra poltrona,insomma il paese dei balocchi,sia maggioranza che minoranza invece di pensare ai cittadini pensano solo alle loro tasche che di già traboccano.

mercoledì 22 settembre 2010

espletato il tentativo di conciliazione, ha indetto e proclamato uno
sciopero della scuola
per l’intera giornata
di
 lunedì 27 SETTEMBRE 2010
per tutto il personale a tempo indeterminato e determinato o con contratti atipici, anche di co.co.co, docente e a ATA, impiegato presso il MIUR, nelle scuole e istituti o nei servizi esternalizzati e all’estero e per gli studenti di tutte le scuole e le università d’Italia.
L’appuntamento è alle
ore 10.00 per un sit in sotto il Ministero dell’Istruzione, della Ricerca e dell’Università in viale Trastevere a Roma.
 


in contemporanea con la manifestazione di Roma
sotto il ministero in viale Trastevere
volantinaggio e dibattito
dalle ore 10.00 alle ore 12.00
fuori dall’Università Statale
via Festa del Perdono
a Milano
per la scuola, la ricerca e l’università contro i tagli! per i precari non abilitati! Perché gli studenti siano protagonisti e rispettati! per la cultura!per la libertà! per la solidarietà con tutti gli stranieri e i migranti! per tutte e tutti i rom e sinti!
ci volete ignoranti! ci avrete ribelli!
 
ecco l'indirizzo della commissione di garanzia che riporta lo sciopero SISA
http://www.commissionegaranziasciopero.it/lista_sciopnaz.jsp

domenica 19 settembre 2010

GRAZIE PER AVER SERVITO LA PATRIA INGANNATO DAI POLITICI

Anche se ormai la morte di un soldato italiano in Afghanistan non fa più notizia (provate a cercarla in qualche giornale o a trovare qualche dichiarazione dell'oppoisizione che chieda il ritiro delle truppe), vale la pena di spendere due parole sulle dichiarazioni del cavaliere di Arcore che ha ringraziato il tenente Romano per quello che ha fatto ... cioè per essere morto per la patria. Intanto diciamo che ancora ci devono spiegare che cosa "c'azzecca", come direbbe il buon Di Pietro, la nostra partecipazione alla guerra in Afghanistan con la patria, poi ci dovrebbero ancora spiegare che cosa si intende per patria. Questa ennesima morte inutile e le conseguenti dichiarazioni sul servire la patria, arrivano proprio all'indomani dell'approvazione del decreto per Roma Capitale, un modo per sperperare denaro pubblico in maniera legale, e sull'ennesima esternazione della lega ladrona per eccellenza, Bossi, sulla necessità di proclamare una capitale del Nord. Dichiarazioni che sono state come sempre sottovalutate e considerate un'esternazione folcloristica ma prive di un vero significato. Già è proprio attraverso queste valutazioni superficiali sull'operato dei fascisti verdi che poi siamo arrivati alla vicenda della scuola di Adro, dove si sta tentando un condizionamento senza precedenti su dei bambini che si apprestano ad iniziare il loro percorso scolastico. C'è voluta una trasmissione di una televisione come la 7 ha sollevare il problema e in seguito una specie di rivolta popolare per costringere la ministra della distruzione, Mariangela Gelmini, a "consigliare" (badate bene consigliare no intimare) la rimozione dei simboli leghisti ladroni di cui è stata tappezzata la scuola. Insomma a forsa di battute, di esternazioni flocloristiche, di gesti eclatanti, per quale patria è morto il tenente Romano ? Quella con capitale Roma, quella che immaginano i leghisti con una capitale al Nord, quella virtuale della Padania, non è più chiaro ormai che cosa si intenda per patria e questo smantellamento progressivo continua senza che nessuno alzi un dito. La Lega, nato come partito della seconda repubblica, ormai è entrata a pieno diritto nel novero dei partiti della prima repubblica la cui politica è quella di dare vita ad una Milano ladrona per fare da contraltare alla Roma ladrona. Insomma niente di nuovo sotto il sole sempre di politica si tratta, di politica sporca fatta nell'interesse di pochi piuttosto che nell'interesse generale del paese. Nel frattempo però c'è chi muore credendo davvero di andare a servire la patria, credendo davvero di andare a svolgere una missione di pace e non si rende conto di essere invischiato in una guerra senza fine e di servire non una patria ma esclusivamente i politici di turno che si fanno belli con dichiarazioni di facciata e si arricchiscono alle nostre spalle quando questi poveri giovani perdono la vita,credendo vera,mente di servire la loro Patria

martedì 7 settembre 2010

SUCCEDE IN FRANCIA MA NESSUNA TV NE PARLA PER PAURA

SINDACATI CONTRO GOVERNO SARKOZY
PARIGI (Reuters) - I sindacati francesi hanno dato vita oggi a una prova di forza con una serie di scioperi nazionali e manifestazioni di protesta contro l'impopolare riforma delle pensioni che il presidente francese Nicolas Sarkozy dice di essere determinato a portare avanti.


Mentre prende il via un esteso corteo a Parigi, i leader sindacali sostengono di aver già superato con il numero di adesioni una precedente manifestazione che a giugno portò in piazza due milioni di persone, sull'onda del diffuso malcontento per le politiche di austerità di tutta Europa.



Anche le stime del governo parlano di un'adesione maggiore, anche se i dati ufficiali ridimensionano entrambe le manifestazioni, attestando sugli 800mila i partecipanti al corteo di giugno.



Francois Chereque, leader del sindacato Cfdt, ha detto a radio Rtl che il governo sarebbe imprudente a ignorare quella che secondo lui sarà la manifestazione con la "maggior partecipazione del decennio".



Bernard Thibault, leader di un'altra importante sigla sindacale, la Cgt, ha alluso alla possibilità di uno sciopero generale, dicendo: "Se non risponderanno e non presteranno ascolto, ci saranno delle conseguenze e a quel punto non si può escludere nulla".



Secondo gli analisti tuttavia anche se i sindacati riusciranno a ottenere una vasta adesione alla manifestazione di oggi, è improbabile che possano trasformare questa giornata di sciopero in un movimento di protesta di lunga durata in grado di costringere il governo a fare marcia indietro.



Stando ai sondaggi, due terzi degli elettori crede che il piano di Sarkozy di alzare l'età pensionabile a 62 anni da 60, costringendo così la gente a lavorare più a lungo prima di accedere alla pensione, sia ingiusto ed è a favore delle proteste. Ma sempre due terzi degli elettori ritiene che gli scioperi non saranno in grado di fare la differenza.



"Mai nella storia dei sondaggi i francesi sono stati così convinti che sia in corso un'ingiustizia sociale", ha commentato l'analista politico Roland Cayrol, dell'istituto Sciences Po di Parigi.

lunedì 6 settembre 2010

QUESTO E' IL LIMITE


La nostalgia può facilmente far cadere nella retorica e risultare deleteria se rimanesse confinata nel ricordo di un passato che comunque non tornerà più. Però che bello quando negli anni 60 i rappresentanti del più grande partito comunista europeo, il PCI, si rifiutavano di andare nelle tribune elettorali in cui sedeva qualche rappresentante dell'allora Movimento Sociale Italiano, sorto sulle ceneri del fascismo ma comunque strettamento legato a questa ideologia. Un partito che agiva ai margini della nostra costituzione che sancisce il divieto di dare vita ad un nuovo partito fascista. Anche i giornalisti della stampa di sinistra, che a quell'epoca era rappresentata solo dll'Unità, si rifiutavano di andare alle tribune elettorali dove il politico di turno era un rappresentante di quel partito. Oggi i tempi sono cambiati, in meglio o in peggio lascio ad altri giudicare. Sicuramente fa tristezza vedere trasformate certe manifestazioni, come per esempio le feste dell'Unità, in feste del Partito Democratico dove regna lo squallore, il vuoto di idee, di proposte, di progetti politici e soprattutto dove, in nome di una presunta democrazia, si invitano cani e porci che niente hanno a che vedere con le origini e le radici di questo partito. Vero è che tali radici e origini sono ormai continuamente rinnegate dai rappresentanti del Partito Democratico nelle cui file si annoverano personaggi che niente hanno a che vedere con la storia della sinistra italiana. Quello che è accaduto ieri alla festa del PD, dove alcuni contestatori hanno tentato di impedire al Presidente del Senato Schifani di prendere la parola, è un segno che forse la gente, il cittadino comune e soprattutto il cittadino che sente ancora l'appartenenza alla sinistra storica di questo paese, si è stancata di questa democrazia e di questa apertura verso chiunque. Certo correttezza vorrebbe che a tutti fosse concesso di parlare, di esprimere le proprie idee, di confrontarsi, ma ormai in Italia siamo veramente al limite ed il confronto va bene, ma in nome di tale confronto non si può più accettare che certi personaggi continuino imperterriti a svolgere il loro ruolo istituzionale pur essendo invischiati di storie di malaffare fino ad arrivare a presunti coinvolgimenti con la mafia. Una rabbia che sta esplodendo anche in consequenza di una crisi economica, che il governo ha prima nascosto per passare direttamente dalla fase del superamento, senza aver mai ammesso la sua esistenza reale nonstante manovre correttive come quella di luglio. La crisi la vive esclusivamente il cittadino comune e soprattutto i giovani, il cui tasso di disoccupazione è salito a livelli inaccettabili (il 25%), i quali, oltre alle difficoltà economiche, devono poi sopportare di essere governati da politici superprivilegiati ma, come se non bastasse, anche coinvolti in procedimenti giudiziari di notevole gravità. Ormai il riferimento all'europa nel governare un paese europeo è costante e continuo, perchè i nostri politici non prendono come modello anche i politici dei paesi europei e non che per scandali di lieve entità rassegnano subito le dimissioni dai loro incarichi fino ad arrivare al suicidio come in giappone ? Ed allora, al cospetto di questo scempio come condannare chi, sfiancato da crisi economica e da scandali continui che coinvolgono i nostri governanti, non trova di meglio che far sentire la propria voce e la propria rabbia con proteste violente come quella messa in atto contro Schifani. Se poi personaggi come il presidente della camera sono invitati al dibattito ad una festa di un partito che si definisce di sinistra, la rabbia non può che essere amplificata e di consequenza anche la protesta non può che risultare violenta.

sabato 4 settembre 2010

MARCIA INDIETRO

Ne parlavamo due giorni fà in piazza con Gasperini Silvestri e Mattiazzo che Il dittatore di Arcore oltre un mese di guerra verbale, di proclami, di ultimatum prevale .... la paura del cavaliere di dover interrompere la legislatura, andare alle elezioni e consegnare il paese alla Lega. Questo è il significato della marcia indietro dell'ultima ora che convince il dittatore di Arcore a togliere il processo breve dal famoso programma in cinque punti sul quale chiedere la fiducia al parlamento dopo la cacciata di Fini dal Pdl. Certo che rinunciare a difendersi dalla giustizia con le unghie e con i denti deve essere stato un grande sforzo per Berlusconi che ha fatto della battaglia per la sua impunità una bandiera politica da quando è sceso in politica. Ora piuttosto che rinunciare alla sua poltrona con il rischio di perderla definitivamente in seguito ad una nuova tornata elettorale, ha deciso di cancellare il processo breve dal suo nuovo programma. Fra le due alternative insistere sul processo breve e ritrovarsi a casa fra qualche mese e abbandonare la folle idea di questa nuova legge-ad personam e continuare a rimanere sulla preziosa seggiola del capo di governo, lo stratega di Arcore ha scelto la strada meno rischiosa in questo momento. Lo ha fatto alla vigilia del discorso che terrà Fini domani a Mirabello, un discorso sul quale i media hanno creato un clima di attesa senza precedenti come se da quel discorso dovessero dipendere le sorti del paese. Un paese sempre più alla frutta che altro non sa proporre rispetto alla crisi che continua a mietere vittime (dissoccupati) e al cospetto della quale il governo non sa che cosa opporre, nonostante le continue assicurazioni di Tremonti. I nostri conti pubblici continuano a rotolare nonostante la manovra di luglio, la scuola, che dovrebbe rappresentare l fucina sulla quale fondare davvero le speranze di ripresa, è in condizione pietose a causa dei tagli della Gelmini (è di oggi la notizia che in una scuola di Milano gli studenti dovranno portarsi le sedie da casa), il governo prende provvedimenti che poi in qualche modo sono bocciati per essere o incostituzionali o fuori dalle regole di quel federalismo che la Lega professa (gli aumenti dei pedaggi autostradali sono stati bloccati in tutto il paese). Tutti episodi che dimostrano un appressapochismo disarmante che fra l'altro pervade anche l'opposizione ed il suo maggiore partito: il PD. Il mastodonte messi in piedi da Veltroni e D'Alema appare inadeguato sia ad opporsi ad un centro destra scricchiolante, sia tanto meno a proporsi come alternativa valida di governo.
Bisogna cambiare la legge elettorale,perchè andando con questa attuale alle elezioni  c'è il rischio che Berlusconi vinca.

venerdì 3 settembre 2010

UN SPIRAGLIO DI RIBELLIONE DELLA GENTE FORSE NULLA E' PERDUTO



        PROTESTA DEI POLIZIOTTI

A dispetto dei sondaggi veri o presunti che assegnano al cavaliere ed al centro destra un consenso mai conseguito da nessuna formazione politica, in questi ultimi giorni nel paese ci sono segnali incoraggianti di protesta da parte di cittadini che finalmente hanno capito quanto sia inconcludente e soprattutto pericoloso l'attuale governo basato sull'asse Pdl-Lega. Manifestazioni e proteste finalmente mettono a nudo il disagio sociale che ormai, da diversi mesi, circola nel paese in consequenza della crisi economica e soprattutto dell'inadeguatezza del governo troppo impegnato ormai in questioni strettamente legate alla salvaguardia del premier piuttosto che ai reali bisogni dei cittadini. Sono molti gli episodi che lasciano intravedere una flebile speranza di un risveglio dal basso del paese nel tenativo di uscire da questa empasse di governo. I precari della scuola sono da giorni in sciopero della fame per rivendicare il loro diritto a non essere gettati in mezzo alla strada semplicemente in seguito ad una politica di tagli che mira esclusivamente a ridurre, ma sicuramente non a razionalizzare, una spesa come quella dell'istruzione. Ammesso poi che i soldi utilizzati per la scuola e per l'istruzione siano da considerarsi una voce di spesa piuttosto che una voce di investimento, considerato che l'istruzione è la base per uno sviluppo civile e produttivo di un paese. Ma la Gelmini, il braccio di Tremonti per quanto riguarda la scuola, ha tagliato con la falce piuttosto che con bisturi chirurgici ed i risultati sono decine di migliaia di precari che si ritrovano a casa mettendo in ginocchio tutto l'impianto del sistema scolastico italiano. Due giorni fa un gruppo di contestatori ha impedito al senatore Marcello Dell'Utri, condannato per mafia in secondo grado, di procedere alla lettura di alcuni diari di Mussolini da lui acquistati non si sa come. Bene hanno fatto queste 50 persone a interrimpere una manifestazion pubblica di cattivo gusto sia per l'argomento che per l'ospite invitato a presenziarla. In Italia siamo ormai assuefatti ad avere in parlamento tutti i generi di delinquenti, ma a tutto c'è un limite e questo limite sembra ormai essere stato superato: la gente inizia ad averne piene le scatole di tutti questi palloni gonfiati. Contestazioni di questo genere si sono ripetute ieri all'apertura della mostra del cinema di Venezia alla quale hanno presenziato il Presidente della Repubblica, applaudito a scena aperta, ed il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, accolto da fischi ed insulti. Paradossale che un esponente del governo che taglia fondi alla scuola, alla cultura senza nessuna analisi reale sull'utilizzo di tali fondi, vada poi a farsi bello a manifestazioni come la mostra del cinema di Venezia. Giusto che la gente lo abbia riempito di fischi ed insulti. I fischi e le contestazioni non hanno risparmiato nemmeno Franco Marini alla festa nazionale del PD durante il confronto con Antonio Di Pietro. Una contestazione che dimostra quanto il maggiore partito dell'opposizione sia esso stesso lontano dalla gente e dal cittadino comune. Marini si sforzava di convincere la platea sulla bontà della proposta di Bersani volta a mettere in piedi una coalizione omnicomprensiva degli oppositori a Berlusconi, tesi contestata da Di Pietro che con la sua verve oratoria ha trascinato il pubblico con la sua battuta ormai entrata nel gergo popolare "Ma che c'azzecca Casini con il PD". Morale della favola: il pubblico ha applaudito a scena aperta Di Pietro e fischiato sonoramente Marini. Come dire: se le cose vanno male nel centro destra, nel centro sinistra l'aria non è certo migliore. Insomma tutti segnali che potrebbero dimostrare il raggiungimento di un punto di rottura fra politica e cittadini, un pensiero forse troppo ottimistico ma, se si spegne anche quel poco di ottimismo rimasto, non ci resta davvero che abbandonare questo paese ormai alla deriva

giovedì 2 settembre 2010

SCRIVE LEVINI GLI INTERESSI DI BERLUSCONI IN LIBIA LEGGETE

La Berlusconi-Gheddafi Spa, a due anni dalla fondazione, è uscita da tempo dal folklore. L’oggetto sociale d’esordio – la chiusura delle ferite del colonialismo – è stato rapidamente archiviato all’atto della firma del Trattato d’amicizia bilaterale nel 2008. L’Italia ha garantito 5 miliardi in 20 anni alla Libia e Tripoli ha bloccato (a modo suo) il flusso di immigrati verso la Sicilia. Poi – snobbando i dubbi degli 007 Usa e dei “parrucconi” come Freedom House che considerano il Paese africano una delle dieci peggiori dittature al mondo – sono cominciati i veri affari. Un pirotecnico giro d’operazioni gestite in prima persona dai due leader e da un piccolo esercito di fedelissimi («gli imprenditori sono i soldati della nostra epoca», dice il Colonnello) che ha già mosso in 24 mesi quasi 40 miliardi di euro e che rischia di cambiare – non è difficile immaginare in che direzione – gli equilibri della finanza e dell’industria di casa nostra.

Solo pochi giorni fa si è parlato di una scalata della Libia a Unicredit, di cui i fondi di quel paese possiedono già una quota. Poi la notizia è sembrata rientrare, ma l’intensificazione dei rapporti finanziari tra i due paesi è palese. Repubblica li elenca, con qualche rammarico per la limitatezza (eppure ci sono) di quelli che riguardano personalmente i due leader, ma spiegando che i benefici indotti per il premier italiano sono cospicui.

La premiata ditta Gheddasconi ha una caratteristica tutta sua. Gli affari diretti tra i due sono pochissimi. Anzi, solo uno: Fininvest e Lafitrade, uno dei bracci finanziari di Gheddafi, hanno entrambe una quota in Quinta Communications, la società di produzione cinematografica di Tarak Ben Ammar, l’imprenditore franco-tunisino tra i principali fautori dell’asse Arcore-Tripoli. Il grosso del business si fa per altre strade. Il Colonnello ha messo sul piatto un po’ del suo tesoretto personale (i 65 miliardi di liquidità di petrodollari accumulati negli ultimi anni). Il Cavaliere gli ha spalancato le porte dell’Italia Spa, sdoganando la Libia sui mercati internazionali ma pilotandone gli investimenti ad uso e consumo dei propri interessi, politici e imprenditoriali, nel Belpaese.

E quindi la lista della spesa libica in Italia è questa.

In due anni Gheddafi è diventato il primo azionista della prima banca italiana (Unicredit) con una quota vicina al 7% (valore quasi 2,5 miliardi) e grazie allo storico 7,5% che controlla nella Juventus è il quinto singolo investitore per dimensioni a Piazza Affari. Le finanziarie di Tripoli hanno studiato il dossier Telecom, puntano a Terna, Finmeccanica, Impregilo e Generali. Palazzo Grazioli, nell´ambito del do ut des di questa realpolitik mediterranea, ha dato l’ok all’ingresso di Tripoli con l’1% nell’Eni («puntiamo al 5-10%», ha precisato l’ambasciatore Hafed Gaddur). E la Libia ha allungato di 25 anni le concessioni del cane a sei zampe in cambio di 28 miliardi di investimenti.

Quali sono i benefici per Berlusconi? La ricostruzione di Repubblica parla di risvolti di relazioni che si tramutano in affari veri e propri.

L’ingresso del Colonnello in Unicredit – oltre che a innescare i mal di pancia leghisti – è il cavallo di Troia per conquistare i vecchi “salotti buoni” tricolori, la stanza dei bottoni che controlla Telecom, Rcs – vale a dire il Corriere della Sera – e le Generali. Il momento per l’affondo è propizio. Il Biscione ha già piazzato le sue pedine negli snodi chiave: Fininvest e Mediolanum hanno il 5,5% di Mediobanca, crocevia di tutta la galassia. Tra i soci di Piazzetta Cuccia – con un pool di azionisti francesi accreditati del 10-15% – c’è il fido Ben Ammar. E gli ultimi due tasselli sono andati a posto in questi mesi. Lo sbarco di Tripoli a Piazza Cordusio, primo azionista di Mediobanca, stringe la tenaglia dall’alto. E a chiuderla dal basso ci pensa Cesare Geronzi, presidente delle Generali i cui ottimi rapporti con il Colonnello (e con il premier) – se mai ce ne fosse stato bisogno – sono stati confermati dalla difesa d’ufficio di entrambi al Meeting di Rimini. Niente di nuovo sotto il sole: l’assicuratore di Marino ha sdoganato Tripoli anni fa accogliendola nel patto di Banca di Roma (poi Capitalia) assieme a Fininvest. E ancor prima ha imbarcato la Libia in banca Ubae, guidata allora da Mario Barone, uomo vicino a quel Giulio Andreotti che solo un mese con il suo mensile 30 giorni ha pubblicato un volume sui discorsi pronunciati da Gheddafi nella sua ultima visita italiana.

Simmetricamente, spiega Livini, ci sono gli interessi privati italiani in Libia, esaltati da questa felice relazione ”immortalata ora a imperitura memoria sul frontespizio dei passaporti libici”.

Ansaldo Sts (per il segnalamento ferroviario) e Finmeccanica (elicotteri) hanno incassato due maxi-ordini. I big delle costruzioni si sono messi in fila per gli appalti sulla nuova autostrada libica da 1.700 chilometri (valore 2,3 miliardi) affidata in base agli accordi bilaterali ad aziende tricolori. In questi mesi hanno attraversato il Mediterraneo pure l’Istituto europeo di oncologia e Italcementi mentre Impregilo ha consolidato con una commessa da 260 milioni la sua già solida posizione nel Paese nordafricano dove con 150 miliardi di investimenti infrastrutturali nei prossimi sei anni la torta – previo via libera della Gheddasconi Spa – è abbastanza grande per tutti.

Anche Gheddafi, come ovvio, ha il suo dividendo. L’Italia è il cavallo di Troia per portare la Libia fuori dall’isolamento nell’era in cui la liquidità, come dimostra il salvataggio delle banche Usa da parte dei fondi sovrani arabi, non ha più bandiere. Missione compiuta se è vero che persino a Londra – grazie a un’operazione di diplomazia sotterranea guardata con sospetto a Washington – l’abbinata politica-affari ha dato risultati insperati: la Gran Bretagna ha liberato un anno fa Abdelbaset Al Megrahi, l´ex 007 libico condannato per l’attentato di Lockerbie e il Colonnello ha dato subito l’ok alle trivellazioni Bp nel golfo della Sirte. Nessuno poi ha battuto ciglio nella City quando Tripoli ha rilevato il 3% della Pearson (editore del Financial Times) e fondato lungo il Tamigi un hedge fund. O quando il numero uno della London School of Economics è entrato tra gli advisor della Libian Investment Authority a fianco del banchiere Nat Rothschild e a Marco Tronchetti Provera.

Pecunia non olet. E anche l’(ex) dittatore Gheddafi non è più un appestato per le cancellerie internazionali. Il premier greco Georgios Papandreou è sbarcato qui per cercare aiuti. La Russia di Putin – altro alleato di ferro dell’asse Gheddafi-Berlusconi – si è aggiudicata fior di commesse a Tripoli come le aziende turche di Erdogan, altra new entry in questo magmatico melting pot geopolitico tenuto insieme, più che dagli ideali e dalla storia, dal collante solidissimo del denaro.